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27 Apr
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Intervista all'autore - Pasqualina Melis

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Salve, mi chiamo Pasqualina Melis, per gli amici semplicemente Lina. Sono nata a Formia, ma ho sempre vissuto a Piedimonte frazione di Sessa Aurunca, provincia di Caserta. Sono la prima di cinque figlie. Ho frequentato l'Università "La Sapienza" di Roma, dove mi sono laureata in Giurisprudenza. Svolgo la professione di avvocato. Ho avuto una vita normale, come tanti, con due genitori che mi hanno inculcato il rispetto degli altri e delle regole, incitandomi sempre alla conoscenza. Con loro era una continua sfida al cruciverba e Quiz televisivi. Definirmi scrittore è eccessivo. Sin da fanciulla ho sempre amato leggere e nel contempo scrivere, ma ogni mio scritto veniva da me puntualmente cestinato. Oggi è accaduto il contrario.




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Non esiste un momento preciso da dedicare alla scrittura, ogni momento è quello buono. Personalmente mi capita a getto. Sono come un fiume in piena. Ci sono giornate interamente dedicate alla scrittura e/o lettura, al contrario di giornate completamente vuote. Mi capita, spesso, di scrivere sul treno, mentre raggiungo gli uffici giudiziari per lavoro, suscitando la curiosità degli altri passeggeri, tenuto conto che scrivo a mano su di un foglio, facendo anche ragionamenti ad alta voce e lasciando gli altri nello stupore più totale.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

La domanda che attendevo. Premesso che adoro leggere vari generi, passando da Tolstoj, Kafka, Pirandello, Verga, Eco, S. King, Vitali, Carofiglio e tanti altri ancora. La lista sarebbe molto lunga. Tra i contemporanei, però, adoro Andrea Camilleri. Non solo il Camilleri di Montalbano, ma il Camilleri di "Gocce di Sicilia", "La concessione del telefono", "Il Casellante" ed altri ancora. Camilleri con il suo modo di scrivere e raccontare mi fa sentire l'odore di Sicilia. Il mare, gli agrumeti, la terra, il sole...Il modo più semplice di raccontare la realtà senza suscitare gravi avversioni.



4. Perché è nata la sua opera?

Il discorso è alquanto complesso, cercherò di essere breve. Premetto che ho sempre amato scrivere. Mi è sempre piaciuto raccontare storie, di mera fantasia, per rallegrare e/o raccontare un fatto reale, senza essere troppo invasiva. Che negli ultimi dieci anni ho vissuto personalmente ed a livello familiare momenti molto brutti, per fortuna rallegrati da bellissimi momenti, i quali hanno arrestato la mia marcia, facendomi riflettere, molto profondamente, dando poi il via alla realizzazione di quello che ho sempre definito un sogno nel cassetto : "scrivere". Ritengo, quindi, di poter dire che la mia "opera" nasce dal "Corso delle Cose" e dalla "Speranza" che il Sole domani possa nascere nuovamente.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Ha influito moltissimo. Ritengo sia stato il motore principale, oltre la passione personale. La scintilla però è scoccata quando, oltre un anno addietro, mi sono recata in visita al Cimitero delle Fontanelle a Napoli. Luogo a me completamente sconosciuto, almeno nella sua ubicazione e struttura. Ritengo sia un luogo meraviglioso e spaventoso allo stesso tempo. Personalmente adoro l'horror ed il paranormale e credo che esista un legame profondo con l'aldilà. Giunta in quel luogo, quindi, è scattata in me la stessa sensazione che prova la protagonista del mio racconto : Un sentimento che passava a velocità ultrasonica da terrore a meraviglia. Pile enormi di teschi, posti gli uni sugli altri... Lo spettacolo rende vacillante ogni più sicura certezza.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Ritengo entrambe. Anche se per me è prevalsa la seconda. A volte non riesco a comunicare tranquillamente i miei sentimenti restando incompresa. Se scrivo invece ho notato di essere compresa. Ogni volta che voglio trasmettere un'emozione e/o un sentimento, quindi, scrivo, anche piccoli pensieri e/o dediche, ben sicura di essere compresa. Ma è anche e soprattutto un modo per evadere dalla realtà. Realtà crudele, terrificante e disumana. Scrivendo ci si lascia trasportare, si vive la storia che mai si vorrebbe completare, perchè nel completarla si giungerebbe alla fine e si dovrebbe rientrare nella cruda realtà. Come quando si legge un libro, si vuole completare per conoscerne la conclusione, ma allo stesso tempo non si vuole concludere la lettura, altrimenti finirebbe il sogno e l'evasione dalla realtà.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Molto. Il racconto evidenzia il lungo percorso compiuto dalla protagonista per prendere coscienza di se, per credere in se stessa e per porsi nei confronti degli altri senza riserve, riponendo tutta la propria fiducia in se stessa, intravedendo la luce oltre il tunnel, amandosi personalmente e riuscendo finalmente ad accettarsi per quello che è, senza preoccuparsi di dover piacere agli altri e così facendo è piaciuta a tutti. Il piacersi genera piacere per gli altri, ovvero si è ciò che si è, non ciò che si appare. L'apparenza finisce, la sostanza resta. L'essere diverso non è esclusione, ma libertà di espressione. Essere tutti uguali uccide la fantasia e la poesia. La diversità genera vita, ma bisogna avere coraggio per affrontare l'essere diverso, altrimenti si resta un Uno di Tanti…



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Si, me stessa, o per meglio dire la mia maturità. Il mio compagno, la vita stessa e poi un luogo Napoli ed in particolare il Cimitero delle Fontanelle. Nella mia vita, conscia del fatto di essere un soggetto particolare, diversa dagli altri, per credenze- usi e costumi, sono stata sempre anticonformista, ma rispettosa delle regole, tanto da restare chiusa nella mia libertà, senza mai ledere la libertà altrui, tanto da essere circondata da amici, ma restare spesso in solitudine, con le mie riflessioni. Ho fatto scelte drastiche solo per principio, ma le ho fatte in piena coscienza e libertà, perché ritengo che l'onore e la stima di se stessi hanno un valore incommensurabile.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Al mio compagno, Giuseppe, che mi ha sopportato durante la stesura del racconto e che mi sta accompagnando in questa magnifica esperienza. Che ha dovuto subire letteralmente lunghe letture e ricerche. Che mi ha fatto visitare Napoli ed anche il fatidico Cimitero delle Fontanelle. Che mi ha spronato in questa impresa, consolandomi nei momenti brutti. Concluso il romanzo, l'ho fatto leggere al primo dei miei nipoti, appassionato di lettura, forse anche a causa mia, in quanto per ogni ricorrenza l'ho riempito di libri, che inizialmente odiava, ma che ora brama di ricevere. Ho purtroppo tralasciato altri familiari cui volevo farlo leggere, ma il fatto che stessi scrivendo non lo sapeva nessuno, solo loro due, poi successivamente ho reso tutti partecipi.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Personalmente amo il cartaceo, ma purtroppo bisogna fare i conti con la tecnologia e quindi ritengo che l'e-book sia in effetti il futuro della scrittura. Sottolineo che un libro in cartaceo è una cosa sensazionale, quando nel leggere giri un foglio dietro l'altro e magari con il dito indice segui il corso della frase e se qualcosa non è chiaro, ritorni alla pagina precedente e riprendi il discorso da dove hai avuto la sensazione di non comprensione, è una goduria indescrivibile. Lo so , lo si può fare anche con l'e-book, ma su carta è un'altra cosa......



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Questo è più complesso. Purtroppo, riconosco che non solo rappresenti la nuova frontiera, ma ritengo che in alcuni casi possa essere l'unica soluzione possibile per dare la possibilità di leggere a chi per un motivo o un altro, non possa più farlo. Personalmente, spero di non averne mai bisogno, anche se ci sono andata molto vicino, come già detto adoro il cartaceo, comunque riconosco che sia una buona cosa.


 

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